giovedì 18 gennaio 2018

Multinazionale e privato: due mondi letterari a confronto

Multinazionale e privato: due mondi letterari a confronto



DISCLAIMER: questo post è stato scritto nel giorno 12/01/2018.

Oggi post molto diverso dal solito, ho voluto discostarmi dai soliti post che escono sul blog perché mi premeva parlarvi di un argomento sul quale stavo riflettendo proprio ieri e sul quale continuo a rifletterci anche oggi. Ma partiamo dal principio.

Ieri, spinta dai saldi e dalla mia sempre presente smania di acquistare libri, ho "fatto visita" alla Feltrinelli dove ho fatto un felicissimo acquisto: Trilogia di New York di Paul Auster (trovate la copertina nella foto del post). Devo però rivelarvi che non era questo il libro che avevo intenzione dei acquistare ieri.
Ovviamente penserete: ma la Wishilist di un lettore accanito è infinita, è ovvio che non era proprio quello che volevi, ce n'erano sicuramente altri che desideravi e su cui eri indecisa. Beh è vero.
Ma il problema è stato un altro: alla Feltrinelli non avevano tutti i libri su cui avrei voluto essere indecisa.
Anche qui direste: Probabilmente li avevano terminati. Ma anche qui il problema è un altro. Quello che ho notato passeggiando per la Feltrinelli è che ormai i libri che ci sono sugli scaffali, o sui ripiani in bella vista, si trovano lì soltanto perché ultimamente sono mainstream.

Ma che significa questa parola? Bene, ve lo scrivo così come trovo il significato su internet:
è un termine inglese usato come aggettivo in vari campi delle arti e della cultura per indicare una corrente che, in un particolare ambito culturale, è considerata più tradizionale e "convenzionale", comune e dominante, venendo quindi seguita dal più grande pubblico.
-Wikipedia

 Sicura di trovare tutti i libri di cui avevo bisogno, man mano che trovavo i titoli su cui ero indecisa, li caricavo su un braccio e giravo tra gli scaffali come una forsennata, alla disperata ricerca di quelli che mancavano all'appello: cercavo 2 saggi ("Armi, acciaio e malattie" e "Il secolo breve") e un libro abbastanza "vecchiotto" ossia "Amabili resti" di Alice Sebold. Se proprio devo essere pignola, c'erano anche molti altri che mancavano all'appello, ma girando e rigirando in primo piano c'erano o li stessi libri che ci sono sempre in evidenza (quali i soliti titoli di Adelphi oppure i soliti titoli e/o, l'immancabile Charles Bukowski, i libri di autori orientali che prima, quando erano appunto mainstream, erano titoli abbastanza vari mentre adesso si limitano a quelli di Banana Yoshimoto e Murakami, e la mia lista può continuare con i libri rosa, i soliti ovviamente, e chi più ne ha più ne metta) oppure, appunto, le novità (già super famose, assolutamente non quelle meno commerciali) che sommergono i libri che, magari, non sono poi così vecchi o così poco famosi o ancora, direi soprattutto, meno importanti rispetto a quelli più recenti e “di moda”.
Con quello che ho detto io non intendo assolutamente svalutare determinati libri, alcune case editrici o alcuni generi letterari: la mia è una critica verso il sistema che le librerie (non solo la Feltrinelli insomma) adottano per vendere i libri.

Io personalmente vado nelle catene perché sono ancora sicura di riuscire a trovare sempre quello che voglio, ma in realtà queste grandi "compagnie" stanno pian piano trasformandosi in una sorta di "Multinazionale" dei libri: quello che ho notato non solo ieri ma anche tutte le altre volte che ho  visitato la Feltrinelli in questo ultimo periodo, è che si cerchi di vendere QUANTO più si può invece di dare una gamma più completa e vasta di libri oltre che di qualità e pensata davvero per i lettori.
Il libro che ho sempre trovato di Paul Auster è stato sempre e solo "Trilogia di New York" tra i contemporanei che vantavano sempre gli stessi titoli: ieri non c'era solo "Trilogia di New York" (che mi sono finalmente decisa a comprare dopo il mio immenso peregrinare) ma anche altri 3-4 titoli dello stesso autore che se non fosse stato per "4 3 2 1" io non avrei mai conosciuto o, per lo mento, VISTO in libreria.

Mi sembra che le catene di librerie possano essere paragonate a una specie di fruttivendolo dove vengono esposte solo le novità o la frutta e la verdura che sembra più gustosa: l'unica differenza è che i libri col tempo non marciscono. 
Per come la vedo io alcuni titoli acquistano valore, come i libri di Italo Calvino ad esempio che adesso, meritandoselo, ha il suo posto d'onore nelle librerie. 

Per questo qui sul blog non faccio segnalazioni, è una tipologia di post che a me PERSONALMENTE non piace: preferisco recensire un libro e parlarvene in maniera approfondita piuttosto che presentarvelo in maniera che io ritengo abbastanza sterile.
Quindi, sunto della mia discussione: nonostante comunque sia normale non riuscire a trovare il libro che si desidera che magari è meno richiesto o acclamato di altri (il che può essere perfettamente normale se le copie disponibili sono terminate) credo che il problema di fondo è da considerarsi più grande di quanto si creda, infatti non sempre possiamo trovare in una catena di librerie gente davvero amante del proprio lavoro o dei libri, cosa che invece può accadere più facilmente in una libreria privata/indipendente.

Io penso che sia molto importante amare il proprio lavoro in genere (o per lo meno farselo piacere quando le situazioni della vita ci mettono nelle condizioni di non poter scegliere altro) e, in particolare modo, penso che per essere assistenti d'acquisto in un negozio bisogni essere motivati, gentili, disponibili e, soprattutto, competenti nel campo in cui si viene ammessi.
A quanti sarà capitato d'incontrare commessi che non avevano tutte queste qualità? E che peccato è stato trovarli proprio nel negozio in cui non avreste mai voluto incontrare una persona scorbutica, a cui invece avreste voluto chiedere consigli e informazioni?
Ecco perché penso che sia importante rivedere le priorità di una libreria e considerare anche il proprio staff che, sicuramente, fa la differenza in luoghi dove il cliente tende a cercare l'aiuto e il supporto del commesso. Ovviamente in una Multinazionale è più facile trovare assistenti che non sono proprio quelli che ci aspettiamo: penso che anche in questo campo le librerie indipendenti/private siano "avanti" proprio perché ci sono persone che scelgono molto più accuratamente il proprio staff.

Vi aspetto nei commenti per discutere rispetto questo argomento o comunque anche demolire alcune mie osservazioni! è un argomento che, penso, sarà vicino a molti lettori.




mercoledì 10 gennaio 2018

Recensione "L'incubo di Biancaneve"

Recensione "L'incubo di Biancaneve"

Autore: Scarlet Danae
Trama: Una ragazza sfortunata, usata dalla matrigna come schiava sessuale. Una misteriosa droga spacciata in delle mele. Un'overdose fatale e un viaggio in un mondo parallelo, infetto da un virus mortale e oppresso da sette streghe. Riuscirà Bianca a salvare il principe Darknight tenuto prigioniero nella città dei mercenari? Ma soprattutto, accetterà il suo destino come clone della rivoluzionaria Biancaneve?

Recensione: Prima di iniziare la recensione vorrei ringraziare l'autrice che mi ha inviato una copia del suo libro: per saperne di più sull'autrice e sui suoi libri vi lascio il link per il suo profilo Instagram.

Complessivamente il libro mi è piaciucchiato: ha un incipit non proprio brillante, ma fortunatamente il ritmo diventa più scorrevole dopo la prima metà quando la nostra protagonista, Bianca, viene catapultata in una realtà parallela alla sua e, a suo malgrado, sarà costretta a ricoprire il ruolo di Biancaneve. 
La costruzione del mondo distopico l'ho apprezzata, è alquanto originale, con un retaggio fiabesco ma abbastanza solido e, inoltre, le ambientazioni sono ben descritte, il che non è da tutti, quindi punto a favore. Essendo parte di una saga mi aspettavo che molte cose non venissero rivelate, infatti questo libro instilla tanti dubbi e questioni irrisolte di cui si vuole assolutamente venire a conoscenza.

Quindi, nonostante la "versione" della storia nella realtà di Bianca non mi sia per niente piaciuta (ho trovato abbastanza strano il fatto che Bianca non avesse provato a scappare dalla sua matrigna, la quale sembra quasi un oggetto di scena, avrei voluto che il ruolo dell'antagonista fosse più marcato), ho trovato la seconda parte ambientata nella realtà alternativa un po' rocambolesca ma sicuramente più fluida. 
Esprimendo un parere generale sulla trama e sull'originalità della storia, dico di esserne soddisfatta!

Per quanto riguarda i personaggi, devo ammettere di non essere mai stata un'amante delle protagoniste, infatti nemmeno questa volta mi sono trovata in sintonia con Bianca che, essendo sboccata e a volte inadatta, sicuramente non ha guadagnato la mia simpatia! Ma credo che questa sia tutta questione di gusti personali e delle mie personali emozioni, quindi non temete: potreste amarla quanto odiarla!
Cogito è il personaggio da cui mi aspettavo tutt'altro: essendo una macchina mi aspettavo che avesse un'"anima" più meccanica, però proseguendo con la narrazione ho apprezzato anche questo lato più "magico" della lettura, ma sarebbe bello approfondire la questione di Cogito e magari capire come l'abbia modificato Biancaneve, rendendolo un essere quasi senziente.

Lo stile invece non mi ha presa moltissimo: le descrizioni, come ho già detto, degli ambienti sono efficaci, tuttavia le descrizioni fisiche a volte lasciano a desiderare, credo che l'unico personaggio con una buonissima descrizione fisica sia Bianca, o anche il Lord della prigione. Tolti questi particolari, l'elemento che non mi ha convinta riguardo lo stile, sempre però semplice e scorrevole, è stata l'impostazione dei dialoghi: a volte erano forzati, alcuni, alla fine in particolare, potevano risultare infantili.

Concludo facendo il punto della situazione: ho trovato la storia originale, nonostante qualche pecca, magari anche recuperabile con i seguiti i quali, spero, spieghino tanti nodi irrisolti e, soprattutto, approfondiscano i personaggi secondari (che per ora sono stati abbastanza abbozzati) che meriterebbero qualche connotazione in più, ho trovato interessante una versione più "cruda" del retelling della fiaba di Biancaneve, chissà che però lo stile e il carattere di Bianca non possano cambiare col tempo!!

VALUTAZIONE:


sabato 6 gennaio 2018

Top 5 Libri 2017

Top 5 Libri 2017


è da qualche settimana che manco sul blog, per due ottime ragioni: le vacanze e la preparazione agli esami. Questo però non ha diminuito il mio desiderio di parlarvi di libri e, con la fine del 2017, mi è sembrato opportuno stilare una piccola lista dei libri (ma ci saranno anche alcuni fumetti) migliori che ho letto nel 2017.
Non è stato molto difficile trovarne cinque tra tutti quelli che ho letto quest'anno: ne ho letti soltanto venti e la maggior parte delle mie letture sono state deludenti, sono stata molto lenta nel finire alcuni e credo di aver sbagliato la mia "scaletta" di letture.
Ultimo accorgimento che vi do: i libri non sono in ordine di gradimento, mi sono piaciuti tutti (chi più chi meno) e vi elencherò quelli che secondo me sono stati più "meritevoli" rispetto a tutti gli altri che ho letto durante l'anno.

  • Harry Potter: la saga

Iniziamo bene... barando! Non avevo mai letto in vita mia la saga di Harry Potter trasportata da coloro che sostengono che siano meglio i film, però quest'anno ho deciso di dare una possibilità ai sette libri della Rowling, invogliata anche dal fatto che avevo appena ottenuto il fantomatico buono di Renzi da 500 euro.
Non voglio dilungarmi oltre coi motivi perché ho intenzione di fare un post dedicato solo a loro, vi basti sapere che è una saga che MERITA di essere letta e amata.
  • L'inventore di sogni, Ian McEwan

Entrato a far parte dei miei libri preferiti in assoluto, questo è uno di quei libri magici che in realtà non parlano di magia vera e propria, ma di un fenomeno assai più vicino a noi, e in particolare modo a noi lettori: l'immaginazione, in questo caso dei bambini. 
Lo stile di scrittura di McEwan è molto coinvolgente, era da tempo che non riuscivo a staccarmi dalle pagine di un libro ed è stato bellissimo provare di nuovo quella sensazione: la narrazione non si limita all'infanzia ma va oltre, indagando ad esempio sul fenomeno della morte con occhi innocenti, o, anche, di questioni che solo i più grandi riescono a "comprendere", fino ad arrivare all'incompresa età adulta, ricca di misteri e complessità troppo distanti per un bambino a cui basterebbe una colla per vivere avventure indimenticabili.
  • Il cane che guardava le stelle, Takashi Murakami

Manga edito dalla J-Pop che non ha nulla da invidiare ad un romanzo: io di solito non leggo manga perché li trovo abbastanza dispendiosi, preferisco racconti che durino solo un paio di volumi oltre che alle trasposizioni animate, che preferisco di gran lunga.
Tuttavia mi sono ritrovata questo piccolo manga autoconclusivo fra le mani perché mi è stato prestato gentilmente da un mio amico: mai prestito migliore è stato fatto!
è una storia tenerissima che parla del rapporto tra cane e padrone, ma non soltanto di quello, anche di famiglia, povertà, amore e morte.
Tenete pronti i fazzoletti perché piangerete, e tanto!
  • Coraline, Neil Gaiman

Anche questo libro è considerato un cult della letteratura per ragazzi e io non l'avevo mai letto: adoro il cartone che sento ancora di preferire al libro, tuttavia questo rimane un bel libro che non fatico a credere sia diventato un cult.
Cercavo qualcosa da leggere nel periodo di Halloween e quello di Neil Gaiman mi sembrava il più indicato data la mole non troppo impegnativa: l'ho divorato in poco tempo e mi ha trasportata in uno stato d'inquietudine come, sicuramente, non avrei mai immaginato potesse fare.
Ho apprezzato molto anche le figure retoriche che l'autore propone coi personaggi e le peripezie che affronta Coraline: non mi dilungo ancora perché vi ho fatto una recensione del libro proprio QUI sul blog!

  • Eleanor & Park, Raimbow Rowell

Di questo libro non ricordo di avervene parlato abbastanza, nell'ultimo TrishTalk ve lo cito e ve ne parlo un pochino. Credo che se siete anche un minimo interessati al genere YoungAdult dobbiate leggere questo libro.
Mi sembra strano che uno dei libri per il quale avevo bassissime aspettative si sia rivelato alla fine un gioiellino nella mia libreria. Questo è un libro di una delicatezza unica, pur avendo una storia abbastanza banale e nutrendosi di alcuni cliché (non però troppo comuni), è interessante capire le dinamiche del rapporto tra i protagonisti. 
L'autrice parla con semplicità di un amore tenerissimo che si sviluppa in una realtà crudele che alla fine i due protagonisti dovranno affrontare, volenti o nolenti: i personaggi sono abbastanza inusuali se confrontati coi "classici tipi" da YoungAdult e l'autrice riesce a tratteggiare i loro caratteri in pochissime righe.


Con questo, chiudo la mia top 5, ripeto nuovamente che i libri che ho letto quest'anno sono stati pochi e alcuni (se non la maggior parte) abbastanza deludenti.
Spero che tutti i buoni propositi che mi sono posta per l'anno nuovo fruttino un bel, e ripeto BEL, bottino letterario: confido molto nelle mie prossime letture!

Alla prossima!